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12 giu 20183 min

Cervicali, ecco come difendersi

Età e stili di vita sedentari, obesità, dischi con protusione (ernie) o svolgere lavori pesanti. Sono questi i fattori di rischio che mettono sotto pressione le giunture del nostro corpo. Non fanno eccezione le vertebre e i dischi che compongono il rachide cervicale (la parte della nostra colonna vertebrale che corrisponde al collo). Si parla di cervicalgia quando il collo fa male, ma nel giro di qualche giorno o settimana il disturbo scompare. Se invece il dolore dura da più di tre mesi e diventa cronico, potrebbe trattarsi di spondilosi cervicale (artrosi).

I SINTOMI
 

 
Le cervicalgie presentano tutte dolore al collo e rigidità di grado differente che limitano i movimenti del capo. Sono dolori che si accentuano con il movimento soprattutto quando si cerca di piegare lateralmente la testa o di ruotarla. A questi sintomi, possono aggiungersi anche dolore irradiato alle braccia, spalle o schiena, intorpidimento e debolezza di braccia e mani, senso di vertigine o problemi di equilibrio e cefalea. Il dolore tende ad andare e venire, con picchi che si manifestano di tanto in tanto e può cronicizzarsi.

VISITA MEDICA
 

 
In caso di dolore persistente, conviene rivolgersi al medico che procederà all’esame del paziente. Nella maggior parte dei casi non serviranno approfondimenti radiografici o risonanze magnetiche, a meno che lo specialista non sospetti patologie più complicate: la spondilosi cervicale può degenerare in radiculopatia (compressione delle radici spinali dei nervi che fuoriescono dalla colonna) o mielopatia (condizione cronica che, nei casi più gravi, comporta danni da compressione delle fibre nervose del midollo).

COSA FARE E COSA EVITARE
 

 
Il dolore comporta un irrigidimento del collo e la tendenza a ridurre al massimo i movimenti. È proprio questo blocco, tuttavia, che indebolisce i muscoli del collo. L’immobilità è dannosa ed è importante tenersi costantemente in esercizio per diminuire il dolore e la rigidità, aumentare la forza muscolare, la resistenza e migliorare la flessibilità. Stare a letto rende più lungo e difficile il recupero. È fondamentale quindi continuare a svolgere le proprie attività quotidiane.

LE CURE CHE FUNZIONANO
 

 
In genere si ricorre all’analgesico, ma in questi casi non esiste un farmaco specifico. Se non ci sono miglioramenti, il medico consiglia la fisioterapia. Alcuni studi recenti, infatti, hanno dimostrato come la combinazione di esercizi di manipolazione e di mobilizzazione eseguiti dal fisioterapista, hanno più benefici di altre tipologie di cure e degli analgesici stessi. Il trattamento fisioterapico aiuta, infatti, a superare il dolore con movimenti che migliorano la forza e la flessibilità, consentendo così il recupero di una buona qualità della vita. Anche la tecarterapia, in abbinamento alla manualità, può lenire il dolore.

LA POSTURA
 

 
È importante non farsi fermare dal male e, quando si ritorna alle proprie attività, vanno seguiti i consigli posturali del fisioterapista, per esempio sulle posizioni da assumere al lavoro per non mettere in tensione il collo.

I CONSIGLI PER DORMIRE
 
Se si dorme sulla schiena, è consigliabile mettere un piccolo cuscino sotto la nuca e uno sotto alle ginocchia. In questo modo si “appiattisce” la colonna vertebrale e si rilassano i muscoli del collo. Se si dorme sul fianco, è possibile utilizzare un cuscino abbastanza alto in modo da tenere il collo in linea con il resto del corpo. Da evitare, invece, la posizione a pancia in giù con la testa girata da un lato.

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